Pubblicità Volkswagen: Do you speak english, Mr. Totti ?

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E’ facile prendere in giro e scherzare sulle difficoltà di Francesco Totti a pronunciare parole straniere .

Ma l’inglese maccheronico, con quella pronuncia approssimativa, è tipico di molti italiani. Anzi un italiano che parla bene inglese è un’eccezione di nuova generazione.

Qua si prende in giro il capitano della Roma, che sta al gioco in questo simpaticissimo siparietto, ma quante volte abbiamo sentito la medesima capacità di pronuncia ai nostri politici di più alto livello, alle prese con Obama o Cameron ?

Daccordo che la nostra classe politica è di un paio di generazioni indietro, dei tempi autarchici dell’italia in cui l’inglese non si insegnava ai ragazzini, ma oggi se vuoi aspirare ad un posto di rilievo devi parlare inglese fluentemente.

Ma anche le nuove generazioni incontrano le stesse difficoltà.

Nonostante, come ci dimostra lo stesso spot Volkswagen, siamo giornalmente circondati da parole anglosassoni, tech, sound, bluetooth, touch screen, non siamo, generalmente parlando, avvezzi all’inglese. Non ci sforziamo di parlarlo correttamente, accontentandoci di capirci tra di noi.

Eppure basterebbe prestare attenzione e sforzarsi di catturare quelle poche parole che sono entrate nel linguaggio quotidiano, per stimolare l’apprendimento della lingua straniera e non fare magre figure quando partiamo una settimana per una vacanza extraconfine.

C’è tanta pigrizia. C’è l’italico orgoglio di farsi capire ovunque, a gesti e mezze parole. E tanto un cameriere italiano a Londra lo troviamo sempre.

Certo la scuola almeno i giovani dovrebbe prepararli, un inglese di base al momento del diploma dovrebbe essere alla portata di tutti. Ma non c’è la cultura del mondo globale, non c’è l’apertura di sentirsi cittadini europei e un po’ provincialotti come siamo, pensiamo che in fondo parliamo la lingua di altre 60 milioni di persone, e può bastare.