Pubblicità Nesquik ed i volti storici della pubblicità
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Ci sono certi spot pubblicitari che diventano dei tormentoni e le persone che li hanno interpretati delle piccole meteore di notorietà.
Quando gli spot sono indovinati gli si presta attenzione anche se li vediamo decine di volte al giorno e se il personaggio è simpatico rimane un po’ nei nostri cuori.
Non è esattamente il caso della bambina del Nesquik che vediamo in questo spot, o perlomeno non ho ricordi che abbia lasciato il segno, ma il senso dello spot rimane comunque valido.
Il video ferma un momento della vita dei protagonisti, che diventano involontariamente famosi per qualcosa che è assolutamente artificiale e non rispecchia il loro essere, e la loro vita va avanti anche se per noi telespettatori resta ferma a quei 30 secondi.
Il faccione del bambino Kinder impresso in tutti gli incarti cioccolatosi di questo marchio è un tipico esempio. Viene cambiato il bambino, si fanno provini annuali per cercare il nuovo volto, ma il bambino Kinder dell’immaginario rimane sempre quel biondino con i capelli troppo vaporosi.
Qualche tempo fa una trasmissione RAI riportò in video il testimonial di Hurrà (io non ho mai provato Hurrà), tra il tripudio generale di una generazione, per poi scoprire che era un impostore .
E chi non ricorda Kaori, della pubblicità del Philadelfia ! Che fine avrà fatto il primo volto orientale dei nostri spot televisivi ?
Ci si affeziona a questi volti sconosciuti che ogni giorno entrano in casa nostra, ripetono gli stessi gesti, dicono le stesse parole. Ci danno la sicurezza della routine, sappiamo che termineranno i loro trenta secondi con un sorriso, impariamo le loro battute e le loro espressioni.
Che peccato, quasi un tradimento, quando li riconosciamo a pubblicizzare un prodotto diverso.